Autore: Debora Pompilio.
La
preoccupazione generalizzata della dottrina sulla Responsabilità Sociale
d'Impresa è, che le norme etiche rischino di rivelarsi prive di efficacia senza
il supporto di sistemi di controllo e incentivazione pubblica che, a diversi
livelli, possano contribuire a dare effettività alle fonti private di
autoregolamentazione.
Il problema,
quindi, è quello di individuare le strategie e le soluzioni più idonee ad
implementare impegni etici in grado di coniugare autodisciplina e
legiferazione.
È ormai
pacifico che per scegliere il giusto tipo di politica d'intervento, i governi
debbano prendere in considerazione i contesti nazionali di tipo
socio-economico, politico e culturale, così come i problemi specifici in cui si
desidera avvenga il cambiamento o le linee d'intervento attraverso le quali
effettuarlo. Per affrontare con efficacia le sfide di tipo sociale, i governi dovrebbero
pensare di usare un insieme di interventi. L'esperienza pratica mostra infatti che
diversi tipi di intervento da parte dei governi possono tranquillamente
coesistere e possono essere fra di loro complementari.
La dottrina
enuclea almeno quattro tipi fondamentali di intervento governativo:
Sensibilizzazione
- Partenariato - Strumenti normativi non vincolanti - Strumenti normativi vincolanti.
I temi
affrontati dall'agenda politica pubblica di RSI possono spaziare attraverso
aree molto diverse quali l'istruzione, i diritti umani, la povertà, l'ambiente,
lo solute e la sicurezza, la partecipazione alla vita sociale e l'ineguaglianza
sociale.
Non v'è dubbio
che l'agricoltura rappresenti un settore dalle molteplici potenzialità non
confinate all'aspetto meramente produttivo di beni agro-alimentari ma che si
estendono anche all'offerta di beni e servizi, specialmente a beneficio delle
zone rurali e delle fasce più vulnerabili di popolazione.
La c.d.
"agricoltura sociale" si presenta come la massima espressione del carattere
multifunzionale che il comparto agricolo è in grado di esprimere: essa,
infatti, racchiude un insieme di iniziative agricole economicamente sostenibili
dirette a favorire l'inclusione socio lavorativa dei soggetti contrattualmente
più deboli, a promuovere azioni co-terapeutiche e interventi di sostegno allo
sviluppo rurale.
Finora il grande
impulso in materia è scaturito dall'Unione Europea, che, da sempre attenta
all'aspetto multifunzionale del settore agricolo, ha promosso, nel corso
dell'ultimo decennio, diverse iniziative tese a sostenere le attività di
agricoltura sociale.
Su indicazioni
delle politiche europee le Regioni hanno quindi avviato un percorso di
riconoscimento di quelle pratiche di agricoltura sociale già avviate e nate,
principalmente, dal basso, sulla base di iniziative spontanee. E tuttavia, proprio
in relazione alla molteplicità di modelli attraverso cui si esprime la funzione
sociale dell'agricoltura, non risulta ancora agevole tracciare un quadro
esaustivo delle esperienze passate e dei progetti futuri.
Alla luce del potenziale sviluppo che l'agricoltura sociale sta
rivestendo nell'economia del Paese e non solo, viene rivalutato anche il ruolo
del commercialista, attivamente impegnato nell'affiancare sia le imprese già
sensibili alle tematiche ambientali e sociali, sia quelle che intendono
approcciarsi al settore, accompagnandole verso scelte sempre più orientate ad una maggiore
sostenibilità.
Proprio in considerazione della prospettica rilevanza socio-economica
che il fenomeno dell'agricoltura sociale riveste, riassunto nel presente volume,
l'attività di consulenza, tipica dei commercialisti dovrà tendere ad
indirizzarsi anche verso questo comparto emergente e denso di potenzialità, non
solo economiche.
Fondazione Nazionale dei Commercialisti
Il Direttore Scientifico
Giovanni Castellani