di Francesco M. Renne.
Il convegno
Lo scorso 26 febbraio si è tenuto
un importante convegno al Politecnico di Milano, dal titolo "Professionisti in
digitale? Un valore per le imprese clienti", nel corso del quale è stata
presentata la "ricerca 2014" dell'Osservatorio ICT & Professioni, che ha
evidenziato lo stato dell'arte della diffusione delle tecnologie informatiche e
del cambiamento che la "rivoluzione digitale" sta portando nei modelli
organizzativi delle professioni di commercialista, avvocato e consulente del
lavoro.
Sui temi della ricerca si sono
confrontati gli addetti del settore informatico, alcune voci della politica,
rappresentanti delle Professioni e del mondo accademico, fornendo ai presenti
un quadro - non sempre univoco - dello stato delle cose e degli scenari in
divenire.
La ricerca
La ricerca, al di là dei singoli numeri, evidenzia come emergano alcuni trend
tendenziali.
In particolare: una sostanziale
soddisfazione della clientela verso i loro Professionisti, pur se accompagnata
da una crescente richiesta di carattere economico-gestionale e un'aspettativa
di informativa offerta sempre più in anticipo; un sostanziale progressivo
incremento dell'innovazione digitale negli studi professionali, pur rimanendo fenomeno
pressoché law driven; una interessante crescita, seppur ancora non diffusa in
maniera omogenea, dell'utilizzo di software in "condivisione" tra clienti e
professionisti; una conferma della "frammentazione dimensionale" degli studi
professionali, a cui si associa un budget di spesa conseguentemente non
particolarmente rilevante.
Inoltre, particolare attenzione
meritano, soffermandoci su ciò che concerne la nostra Professione, i dati sulla
fatturazione elettronica (35% di utilizzo sul campione, a fronte di poche
richieste da parte del portafoglio clienti), sulla conservazione digitale (erogato
dal 17% del campione) e, infine, sull'evidenza che nell'82% dei casi il
registro dei corrispettivi sono ancora manuali e consegnati in maniera cartacea
agli studi professionali (contro un risparmio potenziale per il sistema-paese
stimato in ca.1,1 miliardi di euro se si diffondesse la gestione telematica
dell'adempimento).
Le voci
Le voci della Politica - il
sottosegretario all'economia Zanetti e il viceministro alla giustizia Costa,
collegati entrambi in videoconferenza e ai quali va riconosciuto il merito di
non essersi sottratti al confronto - hanno autorevolmente delineato le priorità
del Legislatore sul tema, non necessariamente (almeno stando anche ad alcuni
commenti in sala) condivise appieno da parte dei partecipanti al convegno.
Le voci delle professioni hanno
visto, come detto, alternarsi avvocati (rappresentati dal Consigliere
Nazionale, Allorio, che ha fatto un'importante apertura al dialogo fra le
nostre professioni), consulenti del lavoro (tramite un rappresentante della
loro Fondazione) e commercialisti (il Consigliere Nazionale, Foschi, il
presidente AIDC, Dell'Apa, i Colleghi Tumietto, in rappresentanza dell'UNGDCEC
e Cortellazzo, in rappresentanza della rete d'impresa Menocarta.net, oltre al
sottoscritto, in rappresentanza della Fondazione Nazionale dei Commercialisti).
Il confronto si è sviluppato
anche con l'apporto dell'Accademia (in particolare il prof. Bertelè e il prof.
Rorato, quest'ultimo coordinatore della ricerca) e delle Istituzioni (tra le
quali il ForumPA, AgID, XBRL Italia e Infocamere).
Un contributo alla discussione
In sintesi, il
contributo alla discussione portato - mio tramite - dalla nostra Fondazione è
riassumibile in tre "sassi lanciati nello stagno":
(i) una riflessione sull'attuale stato delle cose, dato dal
livello dimensionale medio, che condiziona di fatto gli investimenti in
innovazione tecnologica;
(ii) un rischio insito nel "subire" il cambiamento, a
vantaggio di altri (siano esse software house, provider o banche) invece che
"governarlo", e ciò anche per effetto del fenomeno prima indicato come "law
driven";
(iii) infine, una "provocazione", cioè l'auspicio di passare
dalla "ricerca sull'oggi", come quelle fatte sin qui (necessarie, ma poco
"proattive"), alla "ricerca sul futuro", sforzandoci di immaginare ciò che sarà
l'attività Professionale (ciò che "saremo" o "vogliamo essere" come Professione
fra, per dire, vent'anni) per poter così individuare i "gap" da colmare al fine
di metterci in condizione di "raggiungere", invece che "subire", quel futuro
ipotizzato.
È la strada da percorrere? La
strada dell'innovazione tecnologica appare ineludibile, anche in un orizzonte
temporale ben più a breve; l'impatto sull'organizzazione del nostro lavoro (e
nondimeno sui "margini" economici), anche. I "sassi" sono stati "lanciati",
qualche riflessione, di più ampio respiro che la mera contingenza delle
scadenze imposte da un Legislatore poco attento alla nostra Professione, appare
- a mio sommesso avviso - necessaria.
15 marzo 2015.