In un quadro globale ancora
incerto, contrassegnato da un aumento dei rischi per la crescita economica
mondiale, l'economia italiana continua a mostrare segnali di recessione per via
di un mercato interno ancora fortemente contratto. Per il terzo anno
consecutivo l'Italia subirà un calo del Pil, mentre per il 2015 è attesa una
leggera ripresa dei consumi e degli investimenti interni insieme ad
un'accelerazione del commercio internazionale grazie ad un tasso di cambio più
favorevole. L'Ocse esprime preoccupazione per la crescita globale, non solo a
causa delle tensioni geopolitiche, soprattutto fra Russia e Ucraina, ma anche
per le difficoltà dell'Eurozona e del Giappone. Gli Stati Uniti continuano la
fase di ripresa, ma non sono in grado da soli di sostenere il ciclo globale. Il
Fondo monetario internazionale e il governo americano premono massicciamente
sulla Germania per spingerla a politiche di bilancio meno rigorose e a un
maggior sostegno agli investimenti pubblici, mentre la Banca centrale europea e
la Commissione chiedono all'Italia di rafforzare ulteriormente la politica di
bilancio per rispettare gli impegni assunti di un aggiustamento strutturale del
deficit dello 0,7% nel 2014.
Sul fronte
congiunturale, l'economia italiana è caratterizzata dal calo dei prezzi al
consumo (deflazione) e dall'aumento della disoccupazione, mentre la produzione
industriale alterna fasi di ripresa e di contrazione. Le entrate tributarie
continuano ad essere sostenute dal buon andamento delle imposte indirette, in
particolare Iva e Accise, mentre sul fronte imprenditoriale continuano a
diminuire le società di persone e le ditte individuali a favore delle società
di capitali, in particolare Srl, anche se a luglio si è registrato un insolito
incremento delle nuove aperture di partite Iva da parte delle società di
persone.
L'economia delle PMI
resta fortemente legata alle aspettative di allentamento del credit crunch e agli effetti delle
riforme strutturali, con particolare riguardo alle semplificazioni in campo
amministrativo e fiscale. Infine, segnaliamo come il continuo incremento in
valore assoluto del debito pubblico italiano, pari a 2.168 miliardi a giugno, è
dovuto interamente al debito delle amministrazioni centrali, aumentato in un
anno di 102 miliardi di euro, mentre il debito delle amministrazioni locali,
nello stesso periodo, è diminuito di 10 miliardi di euro.
[continua nel documento sotto allegato]