Centro Studi Unioncamere - Istituto di Ricerca dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
Osservatorio sulle società di capitale / Dati
economico-finanziari 2006-2008.
Nell'ambito dell'accordo quadro tra Unioncamere e Consiglio Nazionale dei
Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, il Centro Studi
Unioncamere e l'Istituto di Ricerca dei Dottori Commercialisti e
degli Esperti Contabili hanno definito un accordo specifico per l'istituzione di un osservatorio comune permanente in grado di
fornire elaborazioni statistiche sui bilanci di tutte le società di
capitali italiane. Si tratta, con riferimento al 2008, di circa 713
mila società operanti nei settori dell'industria e dei servizi (al
netto di quelle appartenenti al settore dell'intermediazione
finanziaria), che, nel complesso, contano poco meno di 9 milioni di
addetti, generano un valore aggiunto totale di 510 miliardi di euro e
hanno un giro d'affari pari in media a 3,5 milioni di euro.
Il
primo rapporto con i dati completi dell'esercizio 2009 riporterà i
conti economici e gli stati patrimoniali aggregati di quasi un
milione di bilanci, grazie ai dati rivenienti dal primo utilizzo del
formato XBRL, elaborati e presentati con approfondimenti settoriali e
territoriali.
Tra
i molteplici dati che saranno oggetto di approfondimento nei lavori
futuri, vengono in questa sede evidenziati quelli relativi
all'evoluzione della situazione finanziaria (calcolati in
percentuale sul fatturato), in base a indicatori elaborati dal Centro
studi Unioncamere nazionale con riferimento al triennio 2006-2008.
Si
tratta di un esempio utile a evidenziare l'importanza di rendere
disponibile ai professionisti e a tutti gli addetti ai lavori un
patrimonio informativo pressoché in tempo reale.
L'Osservatorio,
arricchito da indagini sugli indici generali e specifici, si propone
di diventare un punto di riferimento dell'analisi
economico-aziendale a livello aggregato, con l'elaborazione di
medie di settore e di serie storiche triennali di volta in volta
aggiornate.
Irdcec
e Unioncamere si propongono poi di effettuare alcuni specifici
approfondimenti sui dati relativi agli organi di controllo delle
società, sulle procedure fallimentari e concorsuali, sui livelli di
indebitamento, con l'intento di evidenziare aspetti di rilievo
della professione dei commercialisti e di particolare interesse per
lo studio dell'economia aziendale.
Sintesi
L'analisi
dei dati di bilancio delle società di capitale italiane relativi al
triennio 2006-2008 rivela, come già a partire dal 2007 la condizione
economica complessiva del nostro Paese si sia avviata verso un
percorso di "rallentamento" produttivo, percorso che poi avrebbe
manifestato i suoi effetti più traumatici - sul piano reddituale,
finanziario e patrimoniale - nel successivo biennio.
La
crisi che ha colpito i mercati finanziari ha avuto ripercussioni su
quasi tutte le aziende - in maniera più o meno accentuata - a
prescindere dal settore di appartenenza, dal dimensionamento o
dall'area geografica indagata.
In
particolare, il processo di crisi è stato avvertito in misura
maggiore dalle Micro e dalle Piccole e Medie imprese, operanti nel
sud Italia ed isole, come testimoniano i dati nel seguito mostrati.
Tali
ultime risultanze, inoltre, confermano il persistere del forte
divario strutturale che contraddistingue il tessuto produttivo
settentrionale da quello meridionale.
Limitatamente
al 2008, gli addetti medi al Sud sono 9 rispetto ai 16 del Nord-ovest
e ai 14 del Nord-est, mentre il fatturato netto per addetto nel
Nord-ovest è pari a 1,68 volte quello del Sud, dato che scende a
1,43 per il Nord-est.
Il
tessuto produttivo concentrato al settentrione contribuisce per circa
il 63% alla creazione del valore aggiunto complessivo rispetto
all'11% di quello meridionale.
In
termini di carico fiscale, le aziende ubicate al nord computano un
aggravio di 3,5 volte superiore a quelle del sud.
Sul
piano della redditività, i segnali negativi della crisi hanno
colpito maggiormente le imprese meridionali (e isole), dove il ROE
tocca persino valori negativi (-0,2% a fronte del 6% del centro e del
3% circa del nord). Tali aziende, poi, devono fare i conti con una
struttura finanziaria maggiormente appesantita (indice di
indebitamento pari al 37%) al cospetto di quelle posizionate al
centro e al nord (dove l'indice di indebitamento è pari a circa il
50%).
Guardando
all'aspetto dimensionale, il trend
economico più sofferente è naturalmente imputabile al comparto
delle Micro (dove il ROE è di -0,8%) e delle Piccole aziende (qui il
ROE è 1,4%). Per queste, inoltre, l'indice di sviluppo del valore
aggiunto medio del 2008 rispetto al 2007 decresce dello 0,7%.
Osservando,
invece, i settori, la variazione decrementativa ha interessato in
prevalenza i comparti dell'Industria e del Manifatturiero (il
ratio, difatti, è
rispettivamente uguale a -3,5% e -4%).
A
latere, giova segnalare come, probabilmente,
la negatività assunta dalle grandezze di sintesi esposte è stata
altresì contenuta nei suoi valori grazie all'emanazione del
decreto anticrisi. Il suddetto provvedimento, come si ricorderà, ha
riconosciuto alle imprese, fra le altre cose, la facoltà di non
sottoporre a svalutazione i titoli non costituenti investimenti
durevoli, con la conseguenza che, per gli esercizi chiusi al 2008,
l'iscrizione di tali assets
è avvenuta confermando il medesimo valore (di costo) che risultava
dal precedente bilancio (stante l'eccezionale turbolenza in cui
riversavano i mercati finanziari).
Si
vuole solo rimarcare come siffatta misura urgente abbia
inevitabilmente "attenuato" l'impatto negativo della crisi
sulla perfomance
aziendale.
Nei
paragrafi successivi saranno analizzati i principali dati aggregati
dei bilanci delle società di capitale italiane i cui valori sono
stati, oltre che riclassificati come vedremo nel paragrafo 2,
rielaborati tenendo conto della dimensione delle imprese, del settore
di attività economica e dell'ubicazione territoriale a livello di
macroarea geografica.
In
appendice, infine, sono riportate le tavole complete con i dati
relativi al triennio 2006-2008, l'ulteriore dettaglio settoriale
per il comparto manifatturiero e un breve glossario dei principali
termini utilizzati nell'analisi.
Nelle
tabelle da 1 a 7, poste alla fine del capitolo primo e alle quali si
rimanda per una lettura immediata dei dati aggregati, è riportata
una sintesi delle principali risultanze contabili emerse dall'analisi
dei bilanci. Relativamente al 2008, i bilanci analizzati sono stati
712.864 relativi ad altrettante società di capitale italiane. Tali
società occupano complessivamente 8.995.917 addetti realizzando un
fatturato netto aggregato di 2.548 miliardi di euro e un valore
aggiunto di 510,6 miliardi di euro. L'81,9% dei bilanci sono
relativi a microimprese, cioè società il cui fatturato è inferiore
a 2 milioni di euro. Il 52% è relativo a società ubicate nel Nord,
dato che sale a 77,3% se si considera l'intero Centronord. Le
grandi imprese, pari allo 0,8% del totale, occupano il 32% di addetti
e realizzano il 54,1% del fatturato netto aggregato. Le imprese
industriali, pari al 32,6% del totale, occupano il 45,1% degli
addetti totali e realizzano il 50,3% del fatturato netto aggregato.