Nel
corso degli ultimi anni la produzione legislativa in materia di
legislazione antimafia è stata particolarmente copiosa: con il
dichiarato intento di "migliorare" il
corpus del decreto legislativo n. 159/2011 (e la legislazione
penale ad esso collegata), abbiamo assistito a ben 26 interventi
emendativi del codice antimafia - da ultimo come noto ad opera della
Consulta - che certamente hanno consentito di ottimizzare
la legislazione di riferimento ma, purtroppo, hanno anche introdotto
norme discutibili (si pensi al limite dei tre incarichi aziendali),
precetti decontestualizzati (ricordiamo la disciplina in materia di
tutela dei terzi) e regole asistematiche (paradigmatico
al riguardo il testo dell'art. 373 del codice della crisi di impresa e
dell'insolvenza).
Questa
iperproduzione legislativa, a tratti connotata da regole di difforme
interpretazione, certamente non ha agevolato l'operato del
Commercialista chiamato ad applicare quelle
norme nel "proteiforme" ruolo che la normativa gli impone di svolgere:
amministratore giudiziario, pubblico ufficiale, investigatore, manager,
attestatore, liquidatore, ausiliario del giudice e poi (eventualmente)
dell'Agenzia dei beni confiscati, perito dell'Autorità
Giudiziaria, contabile, etc.
Si tratta, come evidente, di una pluralità di funzioni connotate tutte da un comune denominatore: il
commercialista quale garante della legalità che, in una chiara
scelta di campo, svolge la professione per favorire la rimozione dei
condizionamenti del mercato (in particolare di quelli illegali) e
promuovere un ambiente idoneo per tutti gli attori istituzionali
ed economici.
Questo
scenario, ha imposto l'intervento deciso del Consiglio Nazionale ed in
particolare dell'area di delega in materia di amministrazione
giudiziaria, affiancata dal costante supporto
della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, onde assicurare il
necessario ausilio al professionista, quotidianamente chiamato a
garantire l'attuazione del binomio "ruolo proteiforme - garante della
legalità".
Ricordiamo, al riguardo, taluni interventi a supporto della professione:
-
le proposte emendative
presentate in materia di legislazione antimafia (talune recepite nel
testo della legge n. 161/17 e nel successivo decreto sicurezza);
-
i rapporti di
collaborazione istituzionale avviati (menzioniamo tra tutti il
protocollo di intesa siglato con la Procura Nazionale Antimafia e
Antiterrorismo) o rafforzati (il protocollo con l'Agenzia Nazionale
dei beni sequestrati e confiscati);
-
l'Osservatorio Nazionale
in materia di misure ablative e non ablative (unico nel suo genere e
composto da illustri esperti della materia appartenenti al mondo della
magistratura, dell'accademia e delle professioni);
-
i gruppi di lavoro su specifiche tematiche di interesse della professione in materia;
-
la formazione dei colleghi (in particolare il corso nazionale volto a formare nuovi amministratori giudiziari);
-
i documenti tecnici a supporto della professione (linee guida e documenti di ricerca).
Nell'ambito
dei citati interventi, gli attori del procedimento (magistratura,
professionisti ed istituzioni) hanno molto apprezzato la predisposizione
delle linee guida in materia
di "attestazione antimafia" pubblicate in prima revisione in data 18
ottobre 2018.
La stesura di dette
linee guida, come noto, è stata originata dal recepimento in seno al
codice antimafia di istituti propri del sistema della crisi di impresa
(in particolare dell'attestazione
ex art 67, co. 3, lett. d, L.F.). In effetti la legge n. 161/17,
come già accaduto per la disciplina in materia di tutela dei terzi, ha
voluto - piuttosto frettolosamente - fare indossare al procedimento di
prevenzione, un abito già confezionato per
le procedure concorsuali anziché provare a cucirne uno specifico che si
conformasse alla peculiare ed esclusiva gestione di un'impresa
sequestrata o confiscata.
L'attestazione antimafia
ha così generato molteplici criticità applicative, che hanno imposto
all'interprete un significativo sforzo ermeneutico finalizzato ad
adattare un istituto, nato in un contesto normativo
assolutamente diverso, nell'ambito di una disciplina con presupposti
giuridici e sviluppi procedimentali diametralmente opposti.
Da qui l'idea del
Consiglio Nazionale di elaborare le linee guida in materia di
attestazione antimafia volte ad illustrare in termini dogmatici e
pratici, le principali criticità derivanti dall'applicazione del
neo istituto dell'attestazione di "prevenzione", fornendo così agli
addetti ai lavori uno strumento operativo corredato anche di una
proposta di indice in grado di assurgere a guida operativa per
l'attestazione antimafia.
In
occasione degli Stati Generali dei Dottori Commercialisti e degli
Esperti Contabili 2019, abbiamo voluto nuovamente pubblicare tale
emblematico documento, nella consapevolezza che la sfida
del Commercialista quale professionista garante della legalità è solo
all'inizio.