La
"crisi" rappresenta ormai un argomento talmente dibattuto da entrare nella
quotidianità dei cittadini, dei professionisti e del legislatore.
È
normale che la recessione economica abbia immediati e inevitabili effetti sulle
imprese, non è altrettanto normale che un sistema di best practices "professionali" ed "accademiche", che avrebbero
dovuto contribuire ed aiutare le imprese a cercare continue potenzialità di
miglioramento attraverso la generazione di cassa, la rimodulazione del business model e l'innovazione
strategica, non siano state in grado di farlo in maniera sufficiente e compiuta.
Il
mondo della consulenza è stato subissato da adempimenti fiscali e non solo, e
ha perso di vista il proprio core
business, e forse anche questo è stato un effetto della mancata efficienza
delle risposte delle piccole e medie aziende a questa crisi, con la conseguenza
che, in assenza di interventi tempestivi, il rischio per le imprese è quello di
passare dalla difficoltà verso la definitiva insolvenza.
Le
crisi aziendali comportano anche la perdita di fiducia da parte dei diversi
soggetti economici nei confronti dell'impresa non più in grado di garantire
condizioni di continuità. Per evitare questa eventualità, le possibilità di
recupero del valore vanno ricercate all'interno di un processo indirizzato al risanamento
aziendale, fondato anche sui diversi strumenti giuridici messi a disposizione
dal legislatore, che negli ultimi anni ha cercato anche di influire sui
comportamenti degli imprenditori e sulle modalità di fare azienda in Italia.
E'
una critica non limitata al solo legislatore, ma per tutti gli stakeholders, sicuramente per i
professionisti ma anche per gli imprenditori, in particolare medio-piccoli, che
non hanno mai accettato di utilizzare all'interno delle loro aziende principi
di fatto basilari nel mondo aziendale come la gestione prospettica del cash flow, la pianificazione industriale
ed economica, il controllo di gestione.
Sono
le materie ed i principi che noi professionisti "economico giuridici" abbiamo
studiato, è quello che avremmo sempre voluto/dovuto fare, eppure ci è voluto il
legislatore del Codice della Crisi per imporcelo, ma - come era prevedibile - lo
ha imposto a suo modo.
Come
potrete leggere, c'è poco del Codice della Crisi nei documenti che seguono, il
lavoro di approfondimento sullo stesso è, infatti, ancora in corso:
-
si lavora sugli
indicatori, pressati dai falsi positivi e, indifferenti, dai
falsi negativi;
-
si lavora sulla
esatta comprensione degli N.P.L. e U.T.P. affinché anche in questo caso la
professione non perda una occasione per monitorare in maniera più puntuale gli
effetti della crisi per le imprese;
-
si lavora all'aggiornamento
dei principi di attestazione, in quanto, dopo avere pensato che l'attestatore
non servisse più, si è riusciti a far capire al legislatore la sua importanza;
-
si lavora,
soprattutto, alle modifiche allo stesso Codice della Crisi, su quelle da
apportare all'ennesimo nuovo Albo e agli inevitabili risvolti sugli obblighi
formativi, su quelle all'art.13 o almeno su quelle necessarie ad una sua
migliore interpretazione, su quelle per una migliore "gestione" degli O.C.R.I.
insieme ai "diretti interessati", ma anche alle modalità per una migliore
attuazione e tenuta dei sistemi di controllo;
-
si lavora sulla
continuità aziendale;
-
si lavorerà a
breve per meglio interpretare ed utilizzare il mondo della "seconda" finanza a
supporto delle imprese che non riescono o non vogliono accedere e/o utilizzare
i normali canali di approvvigionamento per la proprie finanze.
I
lavori che seguono trattano di queste tematiche, e seppur alcuni datati, sono assolutamente
anticipatori:
- i principi di attestazione dei piani di
risanamento, ancora sul sito del CNDCEC, che stiamo provvedendo ad aggiornare;
- i principi di redazione dei piani di
risanamento, che offrono molteplici spunti operativi su temi sempre attuali di
continuità aziendale e di utilizzo dei piani industriali;
- la circolare sulla prima istituzione dell'Albo
dei Curatori e disciplina transitoria, tematica in relazione alla quale
dobbiamo avere pazienza nei tempi, ma convinzione e sicurezza nella loro
modifica assolutamente necessaria per la loro irragionevolezza ed illegittimità
del loro fondamento;
- ed, infine, i documenti dedicati al
trattamento dei crediti tributari e previdenziali che vedono protagonisti gli
stessi soggetti "istituzionali" deputati ad attivare delle procedure di
allerta.
Lavori
anticipatori di un grande lavoro che ci aspetta, sia istituzionale, ma anche e
soprattutto professionale per tutti quegli studi che con il loro lavoro inviano
circa il 75% delle comunicazioni telematiche e che hanno "in mano", quindi, la
maggior parte delle imprese italiane che dovranno in questi anni cambiare approccio,
e lo dovranno/potranno fare solo con il nostro supporto, il supporto di chi ha
acquisito le competenze, non solo sul campo ma anche con un continuo
aggiornamento e, soprattutto, superando un esame di stato ed un percorso di
studi a questo mondo dedicato.