L'adozione
della V Direttiva antiriciclaggio affonda le proprie radici nella
necessità di potenziare, attraverso l'imposizione di maggiori obblighi
di trasparenza,
la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del
terrorismo in tutta l'Unione europea.
La
relativa proposta risale al 2016 quando, a seguito degli attentati
terroristici e delle rivelazioni concernenti lo scandalo Panama Papers,
la Commissione europea
ha predisposto un piano d'azione per rafforzare la lotta contro il
finanziamento del terrorismo. La proposta prevedeva una serie di misure
volte a contrastare più efficacemente il finanziamento del terrorismo e
ad assicurare una maggiore trasparenza delle
operazioni finanziarie, principalmente attraverso le seguenti modalità
di attacco alle organizzazioni terroristiche e ai loro sostenitori:
- rafforzamento delle attività di individuazione e prevenzione di movimenti di fondi e altri beni;
-
utilizzo della tracciabilità dei mezzi finanziari quale strumento di contrasto al terrorismo;
-
smembramento delle fonti di entrata e indebolimento delle capacità di raccolta fondi.
Le relative misure attuative, tra cui a
titolo non esaustivo l'attribuzione di maggiori poteri alle unità di
informazione finanziaria dell'Unione europea, la prevenzione dei rischi
connessi all'uso delle valute virtuali per
finanziare il terrorismo e la limitazione dell'uso di schede prepagate,
sono confluite nella V Direttiva, i cui contenuti sono oggetto di
analisi nel presente documento, con particolare attenzione agli aspetti
di precipuo interesse per i professionisti coinvolti
nell'attuazione della normativa antiriciclaggio.